Il coinvolgimento politico è molto importante per gli architetti

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02.09.2025
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Tina Cieslik
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Il coinvolgimento politico è molto importante per gli architetti
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Nel 2024, Maximilian Lewark, Josiane Schmidt e Alexander Throm si sono aggiudicati il Premio Master Architettura della SIA. Ora sono essi stessi attivi nell’insegnamento e nella ricerca. Come vivono questo cambio di prospettiva e qual è, secondo la nuova generazione, la definizione di «professione architetto»?

Da sinistra a destra, i vincitori di uno dei Premi Master Architettura della SIA dello scorso anno: Maximilian Lewark, Josiane Schmidt e Alexander Throm / © Manu Friederich/Josiane Schmidt

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Da sinistra a destra, i vincitori di uno dei Premi Master Architettura della SIA dello scorso anno: Maximilian Lewark, Josiane Schmidt e Alexander Throm / © Manu Friederich/Josiane Schmidt
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Nell’autunno del 2024, il vostro lavoro di Diploma «Ode to Joy» vi è valso il Premio Master Architettura della SIA. Che cosa è successo poi?

Maximilian Lewark: Da dicembre, lavoriamo come collaboratori scientifici per «station.plus», la piattaforma di insegnamento e ricerca, avviata dall’Istituto di Design del Dipartimento di Architettura del Politecnico federale di Zurigo (ETH), alla cattedra del Professor Arno Brandlhuber. Qui ci occupiamo principalmente dell’iniziativa dei cittadini europei «HouseEurope!», il cui obiettivo è quello di fare in modo che in Europa siano promosse leggi capaci di rendere la ristrutturazione e la trasformazione il nuovo standard, anziché cedere all’attuale pratica del «demolisci-ricostruisci», dietro la quale c’è sempre tanta speculazione. Abbiamo concluso il primo semestre qualche settimana fa. Lavorare con chi sta ancora studiando è stato davvero interessante ma, a così breve distanza dalla nostra stessa laurea, anche parecchio impegnativo.

Anche voi tre vi siete laureati all’ETH di Zurigo. Come vivete questo cambio di prospettiva, ora che siete assistenti?

Josiane Schmidt: Trovo stimolante vedere le cose da un punto di vista completamente diverso. Quando si studia ci si immerge a fondo nel proprio progetto, mentre nel ruolo di insegnante si capisce quanto sia importante impacchettare i contenuti in una narrazione e saperli trasmettere. Ma l’esperienza più bella è stata la nostra settimana di seminari integrata, che ci ha portati a visitare sette Paesi dell’UE insieme ai nostri studenti. Insieme agli studenti di altre università si sono organizzati eventi per parlare di trasformazione, ristrutturazione e, appunto, dell’iniziativa «HouseEurope!». Mi ha colpito vedere con quanto impegno gli studenti sappiano assumersi delle responsabilità, siano in grado di mettere in pratica le proprie idee, trasformandole in realtà, siano capaci di allestire mostre e organizzare tavole rotonde.

Voi, personalmente, che cosa avete apprezzato del vostro corso di studi? Vi sembra che la formazione vi abbia preparato in modo adeguato all’esercizio dell’attività professionale?

Alexander Throm: Abbiamo apprezzato, in particolare, la grande varietà di cose che potevamo fare. In totale, noi tre abbiamo studiato in cinque università diverse, cominciando con il Bachelor all’Università Tecnica di Monaco di Baviera. Durante quel periodo, ci siamo recati tutti all’estero per trascorrere un anno presso varie università. Dopodiché siamo passati al Master dell’ETH di Zurigo. Questo percorso ci ha dato la possibilità di vivere diverse realtà della «professione architetto». Durante gli studi abbiamo insomma potuto approfondire vari ambiti. All’ETH abbiamo apprezzato molto la possibilità di scoprire l’ampio spettro offerto dall’architettura e i vari approcci, anche quelli più sperimentali.

Per il vostro lavoro di Diploma a libera scelta avete optato per un tema politico-legislativo. Secondo voi, questo tipo di coinvolgimento politico rientra nei compiti dell’architetto?

Alexander Throm: Il coinvolgimento politico è molto importante per gli architetti. Infatti, è sul piano legislativo che si fissano le condizioni quadro per progettare e costruire. È stato così anche per il nostro lavoro di Diploma. Dopo il semestre di ricerca, ci siamo confrontati su come imbastire la parte concettuale: avremmo potuto proporre un progetto in linea con i nostri criteri di sostenibilità ma non sarebbe stato realistico, perché non c’erano le condizioni quadro per farlo. Così abbiamo deciso di esaminare tali condizioni in modo critico, mettendole in discussione e persino provando a cambiarle.

Josiane Schmidt: Il nostro lavoro è speciale, perché tratta di un progetto reale, ancora in fase di sviluppo. Non abbiamo preso in considerazione un progetto già concluso, pronunciandoci in merito ed esponendo il nostro punto di vista, abbiamo toccato una situazione reale con più di trenta attori e li abbiamo coinvolti nella fase iniziale del nostro lavoro.Volevamo sfruttare la libertà che ci dava il contesto universitario per elaborare un’alternativa capace di tradursi in realtà e di offrire un valore aggiunto. Ad un certo punto, quindi, abbiamo deciso di non ritirarci nella finzione, ma di progettare qualcosa di sensato per questo processo: concretamente, un modello per la gestione della proprietà e poi un caso di studio.

Che risultati ha prodotto il vostro lavoro? Ha suscitato reazioni a Bruxelles?

Maximilian Lewark: Lo scorso autunno, nell’ambito della settimana dell’architettura tenutasi nella capitale europea, abbiamo avuto la possibilità di allestire una piccola mostra dedicata a «Ode to Joy». Sono venuti a visitarla anche architetti coinvolti nel progetto reale. C’era pure lo staff della Commissione europea. In quella sede, abbiamo organizzato una tavola rotonda, era presente anche un rappresentante di Perspective Brussels, che è l’equivalente dell’ufficio di urbanistica.Dopodiché, siamo riusciti a presentare con successo il nostro progetto «21 Buildings» al Flemish Arts Degree, un programma di finanziamento culturale che sostiene anche progetti architettonici. La nostra idea era quella di seguire per due anni il processo di vendita di «Cityforward», osservando con occhio critico il decorso. Volevamo in qualche misura sensibilizzare il pubblico al destino di questi edifici, al ruolo e alla responsabilità delle varie istituzioni coinvolte. Da un lato, con quattro eventi pubblici, dall’altro continuando a portare avanti una controproposta volta a mostrare come in questi ex edifici amministrativi si possano creare spazi accessibili al pubblico o spazi abitativi a prezzi accessibili. Il punto successivo sarà quello di organizzare visite guidate in autunno, per far vedere come si stanno gestendo queste costruzioni e quali altre opzioni possiamo offrire. Infatti, non si può parlare solo di riprodurre altri edifici amministrativi e abitazioni a prezzo elevato.

Che cosa vi augurate per il vostro futuro professionale?

Maximilian Lewark: Ottimismo. Insieme a un altro nostro amico, abbiamo appena fondato una società in nome collettivo. L’abbiamo chiamata «optimist office». Ora siamo in quattro e il nostro piano è quello di continuare a lavorare in diversi formati, impegnandoci per studiare varie modalità per gestire la sostanza edilizia, affinché la trasformazione del parco immobiliare sia socialmente ed ecologicamente sostenibile. Ciò è possibile perché possiamo lavorare all’ETH di Zurigo a tempo parziale, insomma abbiamo una situazione privilegiata che ci permette di impegnarci in tal senso. Vorremmo continuare a realizzare studi di progetto, lavori di ricerca, proposte per concorsi, e lavorare anche a controprogetti, come abbiamo fatto per il lavoro di Diploma e per «21 Buildings». L’idea è insomma di mostrare quanto sia grande il potenziale della sostanza edilizia esistente e trovare un filo conduttore ottimistico.

Avete altri consigli da dare a chi è attualmente iscritto al Master?

Josiane Schmidt: Vorremmo lanciare un appello a favore dei lavori di Diploma scelti liberamente. Anche se, in seno alle scuole universitarie (compreso il Politecnico di Zurigo), questo aspetto dà sempre adito a qualche discussione, perché le scuole spesso propongono le proprie tematiche, noi consigliamo vivamente agli studenti di scegliere liberamente l’argomento del proprio lavoro di Diploma. L’opportunità di avere per un anno le risorse necessarie per potersi dedicarsi esclusivamente a un tema rappresenta un’opportunità, forse unica. Certo, bisogna sapersi organizzare e avere spirito d’iniziativa, ma secondo noi, è una chance enorme.

 

Premio Master Architettura della SIA 2024:
 «Ode to Joy»

Alexander Throm, Maximilian Lewark, Josiane Schmidt | ETH di Zurigo | Relatori: An Fonteyne e Arno Brandlhuber

La Commissione europea a Bruxelles mira a raggiungere la neutralità climatica entro il 2030, e per riuscirci dovrebbe riqualificare energeticamente buona parte degli edifici che occupa attualmente. Dato che tale obiettivo comporta dei costi, a cui si aggiunge una finestra temporale piuttosto limitata, i responsabili hanno optato per una soluzione efficace ed economica: vendere quella parte di sostanza immobiliare che, in materia di bilancio energetico, non è più in grado di stare al passo e soddisfare i requisiti minimi. La vendita però, non solo lancia un segnale discutibile in termini di neutralità climatica, ma influenza anche l’evoluzione a lungo termine del quartiere, spostandone l’onere su chi lo svilupperà con risorse private e applicando altri criteri.

I tre autori di questo lavoro di Diploma intitolato «Ode to Joy», come allusione all’«Inno alla gioia» di Ludwig van Beethoven (dal 1985 inno ufficiale dell’UE), hanno studiato a fondo l’argomento, tracciando i processi con lo stile del giornalismo investigativo. In questo contesto, gli autori hanno incontrato una trentina di responsabili, attivi in vari ambiti, e documentato le conversazioni tramite video. Parallelamente, rifacendosi all’esempio concreto di un isolato, hanno sviluppato una serie di strumenti che permettono di convertire in abitazioni a prezzi accessibili e aree pubbliche gli spazi un tempo adibiti a ufficio e ora non più utilizzati.Il lavoro è un appello eloquente che esorta a comprendere come quella dell’architetto sia una professione che può giocare un ruolo cruciale anche sul piano politico. L’invito rivolto ai professionisti è dunque di impegnarsi attivamente nei processi legislativi. (tc)Un filmato sul progetto e maggiori informazioni sul lavoro di ricerca sono disponibili su:

 

 

Al sito del progetto

Ode to Joy