Premio Master Architettura 2024 della SIA

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25.10.2024
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Tina Cieslik
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Premio Master Architettura 2024 della SIA
Beschreibung

Ogni anno, il Consiglio svizzero dell’architettura e la SIA tornano a premiare gli otto migliori lavori di Diploma realizzati dalle studentesse e dagli studenti che concludono il Master in Architettura. Per questa edizione, la cerimonia si è tenuta il 17 ottobre: negli spazi della ZHAW di Winterthur sono stati conferiti tre premi e cinque riconoscimenti ai progetti più meritevoli. Ben quattro degli otto progetti vincitori hanno visto la luce nelle aule dell’ETH, grande dunque l’orgoglio per l’ateneo zurighese.

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Uno dei progetti premiati si intitola «Ode to Joy». Il nome è un riferimento esplicito all’inno ufficiale adottato dall’Unione europea e può essere interpretato, a seconda di come lo si legge, sia in modo ironico che idealistico.

È con grande impegno ed entusiasmo che Alexander Throm, Maximilian Lewark e Josiane Schmidt, tutti e tre studenti del Politecnico federale di Zurigo (ETH), hanno esaminato e documentato l’attuale strategia adottata dall’UE in riferimento alle prestazioni energetiche del proprio parco immobiliare. Entro il 2030, l’UE mira a raggiungere la neutralità climatica e dovrebbe pertanto provvedere a riqualificare buona parte degli edifici esistenti.

Dato però che tale obiettivo è legato a costi e risorse, sommati a una finestra temporale piuttosto limitata, i responsabili hanno optato per una soluzione efficace ed economica: vendere quella parte di parco immobiliare che, in materia di bilancio energetico, non è più in grado di soddisfare i requisiti minimi posti, passando per così dire la palla al libero mercato. Una soluzione a cui il trio di studenti risponde con una controproposta concreta, basata su una ricerca dettagliata che passa in rassegna diversi aspetti, tenendo conto del contesto economico, sociale ed ecologico. Il progetto è stato giudicato meritevole del premio.

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Infrastrutture ripensate

Il progetto «rbl+1» di Timo Bauer, anche lui studente all’ETH di Zurigo, è stato realizzato con altrettanta meticolosità. Dietro un titolo criptico e misterioso, si nasconde la stazione di smistamento Limmattal, a Schlieren, la cui enorme superficie, grande quanto 170 campi da calcio, potrebbe acquistare valore aggiunto fungendo da sito di produzione energetica e collegando, mediante la necessaria infrastruttura, i comuni della valle della Limmat ora separati dai binari.

Ciò che sorprende, in particolare, è la profondità con cui è stato eseguito il lavoro. Sono stati presi in considerazione praticamente tutti gli elementi che un mandato di costruzione contempla. La riflessione abbraccia gli aspetti sociali, tecnici ed ecologici, oltre a quelli legati strettamente alla realizzazione architettonica. Il progetto, sapientemente documentato con un’illustrazione grafica che prende in considerazione tutti i livelli di scala e attesta una coerenza impressionante, affronta di fatto un compito piuttosto atipico. Tuttavia, con il conferimento del premio, la giuria vuole lanciare un appello, affinché gli architetti partecipino maggiormente alla progettazione di infrastrutture di ampio respiro, tanto più che i progetti di questo tipo andranno via via aumentando, in ragione delle attuali sfide che ci troveremo ad affrontare, tra cui la trasformazione climatica e l’incremento demografico.

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Nell’occhio della gru

Mentre i due precedenti progetti premiati si chinano su temi che riguardano il contesto internazionale e regionale, Pauline Sauter (ETH di Zurigo) ha scelto di dedicarsi a una questione locale. Il suo progetto, intitolato «Re-Arrangements», propone infatti di trasformare il fondo (già oggetto di numerosi studi) che circonda la stazione degli autobus di Zurigo. La proposta è quella di creare un complesso abitativo partendo dall’autosilo esistente e, laddove vi è il potenziale per farlo, di intervenire puntualmente addensando alcune aree. Colpisce, tanto dal punto di vista funzionale che estetico, l’idea di collocare una gru al centro del fondo. La gru permette di spostare singole componenti e assemblare nuove unità, in modo semplice ed economico. Ciò che sembra facile, è in realtà riflettuto e progettato fin nei minimi dettagli.

Ad accomunare gli autori dei tre progetti insigniti del premio vi è la capacità di adempiere, con virtuosismo, ai requisiti posti, ma anche l’approccio, al contempo sorprendente e convincente, con cui affrontano il compito, proponendo soluzioni ingegnose, accurate e ben riflettute.

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Riconoscimento a cinque progetti nati tra i banchi di ETH, HEIA-FR ed EPFL

Il processo di valutazione della giuria non è stato facile, come ben ha sottolineato il membro del BGA Philippe Jorisch nel discorso di elogio che ha tenuto in occasione della cerimonia di premiazione. La giuria ha discusso per oltre un’ora in merito all’attribuzione dei premi e dei riconoscimenti. Dibattuto è stato, ad esempio, il progetto «Radikal lokal. Campus Irchel – universitäres Wohnen am Strickhof» di Steven Malischke (ETH di Zurigo), che alla fine si è aggiudicato un riconoscimento. Il progetto affronta il tema di come sia possibile utilizzare esclusivamente elementi di provenienza locale quando si costruisce ex novo. L’approccio scelto potrebbe essere una risposta alla domanda su come oggi sia ancora possibile costruire nuovi edifici.

I progetti insigniti di un riconoscimento contemplano anche due lavori, nati nelle aule dell’EPFL, vertenti sulla trasformazione di ex stabili industriali, nonché due lavori realizzati in seno all’HEIA-FR: uno è una visione futuristica che illustra vari utilizzi abitativi e l’altro uno studio, insieme poetico e scientifico, sull’impiego dell’ardesia nella costruzione. Gli otto progetti premiati in questa terza edizione mostrano l’ampiezza delle possibili realizzazioni che competono alla professione dell’architetto. Lo spettro è vasto e sfaccettato, e il risultato riempie di soddisfazione.

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Premio Master Architettura della SIA

Con il conferimento del Premio, il gruppo professionale Architettura della SIA e il Consiglio svizzero dell’architettura rendono omaggio ai migliori lavori di Diploma realizzati dalle studentesse e dagli studenti di architettura al termine del Master. Nell’edizione di quest’anno sono stati presi in considerazione tutti i progetti conclusi nel semestre autunnale del 2023 e nel semestre primaverile del 2024. La nomina dei lavori di Diploma spetta alle rispettive scuole, dopodiché una giuria indipendente premia gli otto progetti più meritevoli. La dotazione totale del Premio è di 14 000 franchi.

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SUL PODIO

PREMI (3000 franchi ciascuno)

Pauline Sauter, «Re-Arrangements», ETH di Zurigo, Atelier Maria Conen, Max Maurer

Alexander Throm, Maximilian Lewark e Josiane Schmidt, «Ode to Joy», ETH di Zurigo, Atelier An Fonteyne, Arno Brandlhuber

Timo Bauer, «rbl+1», ETH di Zurigo, Atelier Alexandre Theriot, Silke Langenberg

RICONOSCIMENTI (1000 franchi ciascuno)

Steven Malischke, «Radikal lokal. Campus Irchel – universitäres Wohnen am Strickhof», ETH di Zurigo, Atelier Elli Mosayebi, Arno Schlüter

Meryl Barthe, Noémie Perregaux-Dielf, «DIS/ ASSEMBLE: a monument to progressive deconstruction», EPFL, Atelier Sarah Nichols / Amy Perkins

Léo Laurence, «Habitus – un garage haussmannien comme milieu liquide», HEIA-FR, Atelier Götz Menzel, Dafni Retzepi

Enzo Migliano, «Habiter la Grande Profondeur – reconversion de l’Entrepôt pour Tabac d’Orient, Boncourt (JU)», EPFL, Atelier Marco Bakker / Alexandre Blanc

Gaëtan Dousse, «L’architecte-artisan : tactiques architecturales pour un présent épais de l’ardoise de Frutigen et de Dorénaz», HEIA-FR, Atelier Hani Buri, Daniel Zamarbide, Carine Pimenta

GIURIA

Olga Cobuscean, Hannover / Berlino
Elena Fontana, Lugano / Zurigo
Andreas Haug, Zurigo
Guillaume Henry, Losanna
Anne Kaestle, Zurigo
Søren Linhart, Lucerna / Sarnen
Thomas Pulver, Berna / Zurigo
Barbara Thüler, Zurigo

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«Ode to Joy» di Alexander Throm, Maximilian Lewark e Josiane Schmidt (ETH di Zurigo): un progetto che illustra, anche attraverso alcune interviste, il modo in cui l’UE intende gestire il proprio parco immobiliare. Il lavoro è un appello eloquente che esorta a comprendere come l’architetto possa giocare un ruolo anche sul piano politico, impegnandosi attivamente nei processi che interessano questo contesto.

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«rbl+1» di Timo Bauer (ETH di Zurigo) propone di trasformare l’ampia superficie della stazione di smistamento Limmattal, grande quanto 170 campi da calcio, in un’area multifunzionale con cui produrre energia.

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«Re-Arrangements» di Pauline Sauter (ETH di Zurigo) ha come protagonista un posteggio degli autobus e i suoi dintorni, nel quartiere zurighese di Sihlquai, e mostra in che modo gli aspetti urbanistici, architettonici e strutturali possano essere uniti e collegati in un convincente tutt’uno.

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Steven Malischke, «Radikal lokal. Campus Irchel – universitäres Wohnen am Strickhof», ETH di Zurigo, Atelier Elli Mosayebi, Arno Schlüter

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Meryl Barthe, Noémie Perregaux-Dielf, «DIS/ ASSEMBLE: a monument to progressive deconstruction», EPFL, Atelier Sarah Nichols / Amy Perkins

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Léo Laurence, «Habitus – un garage haussmannien comme milieu liquide», HEIA-FR, Atelier Götz Menzel, Dafni Retzepi

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Enzo Migliano, «Habiter la Grande Profondeur – reconversion de l’Entrepôt pour Tabac d’Orient, Boncourt (JU)», EPFL, Atelier Marco Bakker / Alexandre Blanc

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Gaëtan Dousse, «L’architecte-artisan : tactiques architecturales pour un présent épais de l’ardoise de Frutigen et de Dorénaz», HEIA-FR, Atelier Hani Buri, Daniel Zamarbide, Carine Pimenta

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